martedì 10 marzo 2009

IL CERCHIO - Chiara

Storie concatenate di donne, con problemi personali al limite ma purtroppo consueti anche nell'Iran di oggi.


Feancesca 1 punto presenza (voto 2,5)
Oscar 1 punto presenza (voto 3)
Vincenzo 1 punto presenza (voto 3)
Marco 1 punto presenza (voto 2,5)
Andrea 1 punto presenza (voto 4)
Paolo 1 punto presenza (voto 4)
Lorenzo 1 punto presenza (voto 3)
Simone 1 punto presenza (voto 3)
Daniele 1 punto presenza (voto 3)
Alessandro 1 punto presenza (voto 3,5)

31,5/10(presenti)=4(media)*4=12,6
1 punto presenza
coefficente per presenze= 2
Totale = 15,6

Prossima selezionatore Andrea. che dichiara: "Spero di arrivare un tempo... non è che lo vuol portare qualcun altro?"
Genere estratto: provate ad indovinare...Drammatico Non Americano

5 commenti:

Unknown ha detto...

Un film molto bello ... complimenti alla scelta di Chiara.

Peccato che qualcosa ne abbia compromesso la visione ... qualcosa a forma di rotella ... i terribili pan sfiziosi all'aglio ...

Propongo di vietare a Daniele di portare cibi tossici alle prossime visioni .... ehehehehehehe

Ciao Paolo

Dadie ha detto...

--SIMONE SCRIVE --

Film molto interessante per il tema trattato, ma ancor di più per la forma. Sequenze molto lunghe (che accentuano la sensazione di disagio provata dalle protagoniste), regia molto asciutta, assenza di commento musicale e di commento in genere (nessun ricercato effetto drammatico, solamente la realtà), sono i punti di forza di questo film di denuncia sociale. Lo spettatore è chiamato a maturare autonomamente una sua opinione e a giustapporla mentalmente alle immagini.
Sicuramente modi e tempi del film non sono facili per chi è estraneo alla cultura iraniana, e mediorientale in genere, tuttavia è di sicuro interesse per tutti.

Simone.

Vincenzo ha detto...

Il film è girato con mano sicura e in un certo senso è inappuntabile nello stile. Questo approccio ultra-sobrio però mi è parso anche il limite maggiore del film: il regista decide di non rischiare nulla e sembra quasi disinteressarsi della sorte dei suoi stessi personaggi. 3/5.

L'uomocheride ha detto...

Innanzitutto un plauso a Chiara, che con coraggio ha fatto ricadere la sua scelta su un film non convenzionale, che nonstante il premio a Venezia, in pochi avevamo visto.
Il film presenta otto storie che descrivono la condizione della donna in Iran, e più in generale nei paesi arabi. La caratteristica principale che lega le vicende è quella dell'impossibilità per la donna di fuggire da una condizione di prigionia sociale e morale impostale da una società maschilista e dottrinale. Il senso del film è, a mio avviso, quello di mostrare come lo sforzo delle protagoniste di mutare il loro stato, venga reso vano dal muro di una società che rigetta ogni libertà, e da una religione che rifuta qualsiasi cambiamento. Chi cerca di essere diverso, finisce col vagare senza meta in un "cerchio" infinito, e proprio il viaggio-non viaggio è la metafora del film. Si nota come ogni donna abbia il desiderio di fuggire dalla realtà che le è stata costruita intorno, ma l'impossibilità di compiere una fuga liberatoria le riduce a girare intorno in un cerchio che le fa tornare al punto di partenza e le limita come in una prigione. Esplicativa è la scena dell'autobus in cui la donna pronta per il viaggio, alla fine non riesce a partire e rimane bloccata nella sua realtà.
L'occhio lontano del regista, rende il film quasi un documentario, e il distacco per le vicende delle protagonista sottolinea come il disagio dello stato femminile non desti alcun scalpore ma sia condizione di normalità.
Davvero un film interessante che ha il suo "limite" nel proporre episodi "da zero", in cui non si conosce né il passato né il futuro del peronaggio e a cui lo spettatore assiste coinvolto (sconvolto) "solo" per le vicende che subisce, ma senza mai legarsi al destino dell'uno o dell'altro; ma forse l'intenzione di Panahi era proprio questa...

rentz ha detto...

Film interessante, per il suo carattere realista e documentarista. Le riprese, principalmente eseguite con camera a spalla, ne accentuano ancor di più il carattere di "scena dalla vita reale". L'accostamento delle varie storie a formare un cerchio (che a dire la verità non è di facile intuizione, senza l'ausilio del titolo) da alla regia una certa originalità. Le protagoniste sono accomunate più di ogni altra cosa, dal fatto di essere state in carcere, cosa che sembra nella normalità per la donna in Iran.
Del film ho apprezzato soprattutto le immagini, che mostrano un Iran di fine anni '90 (almeno credo), molto più moderno di quanto me lo aspettassi. A quanto pare la modernità fa sembrare uguali tutte le grandi metropoli del mondo, appiattendo le differenze.
Penso che l'Iran sia molto più vicino all'occidente di quanto si creda e che molte delle contraddizioni presenti in quel paese non siano solo il risultato di una cultura fondata sull'Islam, come spesso si crede, ma siano dovute al rapido sviluppo capitalista durante tutti gli anni '80.

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